«Questa notte vi sarò di scandalo» (Mt 26, 31).
Così Gesù parla ai più vicini, ai discepoli, a quelli che Egli ha scelto perché lo seguissero e perché fossero poi le colonne della Chiesa nascente. E poco dopo Pietro, sebbene protesti e dica: «Tu non mi sarai di scandalo, io non mi scandalizzerò mai di te» (Mt 26, 33), in realtà è il primo che si scandalizza, e con lui tutti gli altri, vedendo e non immaginando, l’evoluzione di Gesù fino alla condanna e alla crocifissione.
La parola “scandalo” è usata altre volte nel Vangelo, come pure nella Scrittura. Sappiamo tutti che vuol dire semplicemente ostacolo: essere di scandalo ad un altro significa essergli di ostacolo nel cammino della propria vita, sbarrargli o tentare di sbarrargli la strada; ma in senso morale significa confonderlo, tentare di bloccare il suo progetto, il suo cammino e dunque confonderlo, farlo smarrire. Se ricordate, Gesù disse a Pietro: «Tu mi sei di ostacolo, di scandalo» (Mt 16, 23), quando Gesù cominciò a predire la passione ai suoi che gli erano più vicini, a Pietro, a Giacomo, a Giovanni, e Pietro disse “No, Signore non ti accadrà mai”. L‟uomo scandalizza Dio, cioè gli vuole bloccare la strada, vuole bloccare il piano, il progetto.