Il Padre è la nostra base e la nostra origine silenziosa che sta dietro di noi; usiamo quest’immagine “spaziale”, perché nel mondo umano, corporale, la figura del Padre segue il Figlio, e da dietro lo protegge, lo custodisce. Questa è un’immagine antropomorfica, certamente, ma che è familiare a tutti noi. E questo Padre silenzioso, che segue, a un certo punto si dona, si rivela e parla: è il Verbo, è Gesù.
Tutto questo si nota in due eventi biblici: il primo è la chiamata del profeta Samuele ed il secondo è l’evento Gesù, in persona, che viene. Dio parla alla storia della Salvezza: da Abramo in poi si è comunicato a noi, fino a parlarci nella sua stessa Parola che è il Verbo, il Figlio suo, Gesù Cristo Incarnato.
La prima lettura della II domenica del Tempo Ordinario (1Sam3, 3b-10.19) è abbastanza significativa: fino a quel momento, Samuele non aveva ancora conosciuto Jahvè, il Signore, né gli era ancora stata rivelata la Parola di Jahvè. Samuele era inesperto, non sapeva, non riconosceva, “vedeva” solo la superficie delle cose e non riusciva a scoprire ciò che invece si nascondeva nel “fondo”.