CAMMINO SINODALE E DISCERNIMENTO: LA FASE SAPIENZIALE

2 ottobre 2023 - Cattedrale di Acireale

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Assemblea diocesana di inizio anno pastorale, Acireale 2 ottobre 2023

Don Vittorio Rocca

Nel cammino sinodale in cui tutta la Chiesa è impegnata, dopo i due anni dedicati all’ascolto, si avvia una seconda fase caratterizzata dal discernimento di quanto emerso e dal suo approfondimento in prospettiva spirituale, che occuperà l’anno pastorale 2023-2024. La Chiesa italiana entra dunque nella seconda fase del sinodo: la fase sapienziale.
Anche noi di Acireale, in comunione con le Chiese che sono in Italia e con il Sinodo universale sulla sinodalità che si aprirà tra due giorni, il 4 ottobre, abbiamo iniziato due anni fa il percorso della costruzione del “noi”. Non si cammina da soli…no all’autoreferenzialità: si cammina together, insieme. Non c’è il cammino della parrocchia “X” o del gruppo “Y” e poi quello degli altri, quello della Chiesa locale, ma c’è un unico cammino di Chiesa. La domanda di fondo del Sinodo allora potremmo tradurla semplicemente così: qual è il nostro cammino di Chiesa?

Papa Francesco, sabato scorso, ha usato l’immagine dell’orchestra sinfonica per descrivere la sinodalità della Chiesa. «Una sinfonia – ha spiegato Francesco – vive della sapiente composizione dei timbri dei diversi strumenti: ognuno dà il suo apporto, a volte da solo, a volte unito a qualcun altro, a volte con tutto l’insieme». Infatti «la diversità è necessaria, è indispensabile». Ma «ogni suono deve concorrere al disegno comune». E per questo «è fondamentale l’ascolto reciproco: ogni musicista deve ascoltare gli altri». Perché «se uno ascoltasse solo se stesso, per quanto sublime possa essere il suo suono, non gioverà alla sinfonia; e lo stesso avverrebbe se una sezione dell’orchestra non ascoltasse le altre, ma suonasse come se fosse da sola, come se fosse il tutto». E «il direttore dell’orchestra è al servizio di questa specie di miracolo che ogni volta è l’esecuzione di una sinfonia». Egli infatti «deve ascoltare più di tutti gli altri, e nello stesso tempo il suo compito è aiutare ciascuno e tutta l’orchestra a sviluppare al massimo la fedeltà creativa, fedeltà all’opera che si sta eseguendo, ma creativa, capace di dare un’anima a quello spartito, di farlo risuonare nel qui e ora in maniera unica». «Cari fratelli e sorelle – ha rimarcato il Papa – ci fa bene rispecchiarci nell’immagine dell’orchestra, per imparare sempre meglio ad essere Chiesa sinfonica e sinodale … nella consolante fiducia che abbiamo come maestro lo Spirito Santo – Lui è il protagonista –: maestro interiore di ognuno e maestro del camminare insieme». Lui «crea la varietà e l’unità», Lui «è la stessa armonia».
Il Papa insiste, giustamente, nel dire che sarà lo Spirito Santo che, attraverso l’ascolto e le tappe successive a questo ascolto, determinerà i punti di arrivo del cammino, ovvero i punti di convergenza generali (ed ecco perché non può esserci Sinodo senza la preghiera). Sentiamoci quindi sotto l’azione dello Spirito. Dove ci porterà questa nuova fase non è possibile dirlo, in quanto non c’è nulla di precostituito.

Quando il giovane Francesco ebbe la famosa visione nella quale il crocifisso di San Damiano per ben tre volte gli ripeteva: “Va’ e ripara la mia casa”, lui comprese all’inizio che doveva fare il muratore e restaurare una chiesetta di campagna. Soltanto dopo comprese qual era il significato più profondo: era chiamato a diventare lo strumento per ristrutturare l’intera Chiesa. Forse tanti di noi avranno visto l’annuncio del Cammino sinodale solamente come una sorta di estetismo, di metodi o di maquillage pastorali…E se invece fosse molto ma molto di più quel che ci viene chiesto?
Dai primi due anni abbiamo compreso che, prima ancora di annunziare la Parola, essa va ascoltata perché, come l’amore di Dio incomincia con l’ascoltare la sua Parola, così l’inizio dell’amore per il fratello sta nell’imparare ad ascoltarlo. È questa la lezione che si trova scritta, ad esempio, in un testo del teologo-martire Dietrich Bonhoeffer dal significativo titolo Vita comune, Il libro di preghiera della Bibbia. Di sorprendente valore, per l’oggi, sono alcune considerazioni che riporto: «I cristiani, soprattutto quelli impegnati nella predicazione…dimenticano che l’ascoltare potrebbe essere un servizio più importante del parlare…chi non sa più ascoltare il fratello, prima o poi non sarà nemmeno capace di ascoltare Dio. Qui comincia la morte della vita spirituale, e alla fine non rimane altro che un futile chiaccherìo religioso, quella degnazione pretesca, che soffoca tutto il resto sotto un cumulo di parole vuote» (p. 75).

Il primo passo del Cammino sinodale è stato perciò l’ascolto: partendo dalla Parola di Dio e da una condivisione di riflessioni su vasto raggio: sono emerse tantissime istanze. Il passo successivo, quello che ci apprestiamo a compiere, consisterà nel raccogliere tutte le proposte che giungeranno dal Popolo di Dio per arrivare poi, nella terza fase, alle scelte profetiche.
La fase di discernimento, o “sapienziale”, ha quindi il compito di individuare le scelte possibili, focalizzandosi non su «che cosa il mondo deve cambiare per avvicinarsi alla Chiesa», ma su «che cosa la Chiesa deve cambiare per favorire l’incontro del Vangelo con il mondo» (Linee guida CEI, 12). La via è la “conversazione nello Spirito”, riconosciuto dall’Istrumentum laboris del Sinodo della Chiesa universale come esperienza feconda in cui «la presa di parola e l’ascolto dei partecipanti al cammino diventano liturgia e preghiera, al cui interno il Signore si rende presente e attira verso forme sempre più autentiche di comunione e discernimento» (n. 35).

A prescindere da quel che verrà, sarà sicuramente determinante far crescere una mentalità di comunione. Una mentalità che deve sempre più radicarsi ed esprimersi nei preti anzitutto e in tutti quei cristiani impegnati nelle varie comunità. Aiutiamo, a tal proposito, con pazienza i nostri sacerdoti. Non è facile cambiare un modello pastorale nel quale si è stati educati per decenni e decenni. Se non si acquisisce la consapevolezza che siamo chiamati a camminare insieme e che possiamo andare avanti solo insieme, qualsiasi cambio strutturale non porterà da nessuna parte. Solo dopo aver compreso pienamente questo senso profondo di essere Chiesa, emergerà quello che lo Spirito ci sta suggerendo per il tempo storico che stiamo vivendo.

La Chiesa italiana per facilitare il percorso del discernimento ha additato come icona biblica l’incontro del Risorto con i discepoli di Emmaus, per lasciarci scaldare il cuore e convertire il nostro cammino, per comprendere le nostre sofferenze e quelle dei nostri compagni di strada, per ritrovare la comunità dei fratelli.

Nelle Linee guida nazionali pubblicate dalla CEI ci sono proposti cinque grandi temi che si richiamano reciprocamente e che brevemente presenteremo:
1. La missione secondo lo stile di prossimità
2. Il linguaggio e la comunicazione
3. La formazione alla fede e alla vita
4. La sinodalità e la corresponsabilità
5. Il cambiamento delle strutture

Nell’ultimo incontro del Consiglio Pastorale Diocesano, presieduto dal nostro Pastore, allargato anche alla presenza dell’equipe diocesana per il Cammino sinodale, si è scelto di concentrarci – anche sulla scorta delle due sintesi diocesane della prima fase – soprattutto su due di questi grandi temi: la formazione alla fede e alla vita che sfocia nella corresponsabilità concreta.
Non ci sono ricette già pronte: è l’amore per ognuno, è la prossimità e la fratellanza con tutti, a cominciare da dove ha piantato la tenda la comunità cristiana, che ci spinge a cercare con pazienza, competenza, impegno strade e accompagnamenti nuovi. E questi ci aiuteranno a riconoscere i doni di ciascuno e a fare emergere i ministeri necessari per affrontarli.
Ecco il discernimento. Cioè una comprensione attenta – umana, pastorale e spirituale – dei problemi, che si interroga sulle risposte più opportune, sulle esperienze positive vissute o su quelle che pensiamo di proporre, perché diventino percorsi concreti.

Le Comunità, che per diversi motivi non sono riuscite a vivere la fase narrativa, possono ancora inserirsi nel Cammino. C’è chi ci ha lavorato molto e chi invece, per motivi personali del parroco o per situazioni storiche particolari di alcune parrocchie, non è riuscito a farlo. Il cammino della Chiesa non è un cammino che va avanti solo con qualcuno e chi è rimasto indietro si arrangi! Non è un cammino d’élite. Al contrario, è un cammino di crescita comune. Qualcuno è partito bene, qualcuno ha già fatto delle riflessioni interessanti, qualcun altro potrà inserirsi man mano. Ma nessuno pensi che si vuole aggiungere altro lavoro. È questo il lavoro ordinario se si vuole crescere come comunità cristiana.

Concretamente, nelle prossime settimane, incontreremo i referenti parrocchiali e i sacerdoti nei vari vicariati per consegnare delle schede che serviranno a riprendere i gruppi sinodali. Saranno due/tre schede per tema, quindi materiale per circa 6 momenti durante l’anno. Faremo gli incontri secondo lo stile della conversazione spirituale che poi rifarete a vostra volta nei gruppi. Occorre arrivare a delle proposte concrete da consegnare al vescovo in primavera al termine di questa fase sapienziale. A nostra volta, a livello diocesano, prepareremo poi una sintesi da consegnare a Roma.

In Diocesi il cammino fatto finora da una parte è stato faticoso, ma dall’altra parte molto bello. Posso dire, a nome dell’Equipe diocesana, che la nostra Diocesi ha risposto discretamente bene, chiaramente con diverse velocità, ma questo fa parte della fisiologia: anche in ambito familiare, la mamma, il papà e i figli non camminano con la stessa velocità, eppure costituiscono una famiglia.
Credo quindi che possiamo essere moderatamente contenti di quello che è stato fatto: abbiamo camminato con qualche fatica, ma con fiducia, quella fiducia che ci accompagnerà anche per il prosieguo del Cammino.

 

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5 Ottobre 2023
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