IL NOSTRO IMPEGNO DI LAICI MANIFESTA L’AZIONE DELLO SPIRITO
Salvo Paratore, presidente
Carissimo Padre Vescovo,
anche quest’anno abbiamo avuto l’opportunità di celebrare solennemente la Veglia di Pentecoste e lo consideriamo certamente un dono di grazia essere stati qui stasera tutti insieme per ribadire innanzitutto a noi stessi e annunciarlo anche in questa pubblica piazza di Mascali che è lo Spirito Santo l’anima della Chiesa e da Lui ogni nostra facoltà e risorsa umana, se disponiamo il cuore a riceverlo, viene trasfigurata perché diventi servizio, carità fraterna.
La comunione in senso cristiano non consiste tanto nell’essere uno con l’altro ma piuttosto l’uno per l’altro. E così il nostro impegno di laici non può manifestare l’azione dello Spirito se non per effetto di questo donarsi reciprocamente, sapendo che questo comporta rinuncia, mette alla prova la pazienza, può causare umiliazione …ma quanta grazia, quanto bene, quanta bellezza produce questa apertura di cuore!
All’inizio abbiamo voluto rappresentare la Chiesa con il segno della tenda alla luce del versetto del profeta Isaia: “Allarga lo spazio della tua tenda…”. È un appello a ciascuno di noi perché non cediamo alla tentazione di rinchiuderci nelle poche certezze che ci sono rimaste, se ce ne sono, isolandoci in una dimensione privatistica ed emozionale di vivere la nostra fede nel Signore Gesù. Siamo chiamati invece ad alzare lo sguardo e orientare l’ascolto verso lo Spirito Santo, dono del Risorto che illumina il nostro cammino nella storia.
Nel nostro impegno ad allargare la tenda immagino un primo grado di azione che ci viene chiesto: quello di fare in modo che lo spazio fisico, materiale, del nostro agire sia più ampio e quindi siamo chiamati ad uscire dal guscio, stanarci dalle nostre aree di comfort e ampliare i nostri confini.
Poi ci si alza ad un altro livello che è quello intellettivo: superiamo i nostri preconcetti su noi stessi e sugli altri e sforziamoci di essere empatici, comprendere il punto di vista dell’altro, non escludendo da questo i più lontani ma anzi provare a leggere la realtà in cui viviamo ed operiamo proprio partendo dal loro vissuto.
Un terzo livello immagino necessario ed è quello del cuore, perché dove non arriva il nostro ragionamento e dove i nostri pensieri e le nostre parole sembrano essere vuote ed inefficaci, solo un cuore che ama può fare la differenza. Alla fine noi lo sappiamo già, anche se facciamo fatica ad ammetterlo: Amare come Dio ci ha amato, imparare dal dono più grande che potevamo ricevere, ci abilita ad essere veramente il suo popolo. E lo Spirito tiene unito questo popolo, come in un grande abbraccio.
Ed è con un abbraccio che vorrei concludere, e con questo gesto ringraziare tutti e ciascuno per la bella esperienza di comunione che abbiamo vissuto in questo Tempo di Pasqua che ha preparato questo incontro.