Venerdì 15 aprile 2022 – ANTONINO RASPANTI, VESCOVO
Carissimi tutti,
se è una gioia poterci ritrovare di nuovo insieme per questo sacro rito dopo due anni che non lo abbiamo più fatto, purtroppo le immagini della guerra con tutti i danni più gravi di ferocia, di delitti, spesso inutili, dovuti veramente alla sola ferocia di noi uomini, che si scatena nel nostro cuore, ci affliggono e ci riportano alla realtà; una realtà che qui, davanti a tutti noi, è incarnata dal Cristo morto, dal dolore della madre, nella madre e nel discepolo, nel dolore di tutta l’umanità; il dolore di quelle mamme e papà, bambini che vedono seviziati, squartati i loro cari, distrutte completamente le loro case; per mille ragioni, ragioni che si contrappongono, ragioni che dividono, ragioni che intendono farsi valere solo con la forza, con la violenza, con la morte, con la guerra.
Quest’Uomo-Dio è morto per le stesse ragioni: intrighi, manovre di potere, dalle quali non è esente nessuno di noi, compresi, come ha detto il Santo Padre, noi uomini della Chiesa, perché ancora non siamo completamente liberi, perché ancora non vogliamo accogliere sul serio questa testimonianza di amore infinito che è davanti ai nostri occhi e che ogni anno ripercorriamo e lo facciamo volentieri, anno dopo anno, per non dimenticare. La nostra memoria è corta, la violenza riprende e rialza la testa, la morte rialza la testa proprio perché dimentichiamo momenti come questi, nei quali Gesù Cristo ha dato la vita per noi.
Con tutti voi e con tutti quelli che ci seguono da casa per via televisiva allora voglio rivolgere una preghiera a questo Cristo Signore che , in realtà, è vivo; è morto per noi, ma oggi vive, risorto e trionfante; e voglio rivolgere la preghiera ovviamente per tutte le vittime, ma anche per chi comanda, per chi dà ordini di uccisione e per tutti noi, per la nostra città, perché siamo veri costruttori di pace, perché questo sangue che Cristo ha versato non sia mai invano e che, dunque, le invidie, gli odi, che causano la violenza e la morte anche nelle nostre famiglie, anche nelle nostre professioni, in questa nostra città, in tutti i nostri gruppi, le entità piccole e grandi: ecco, che il sangue di Cristo li lavi, che il cuore squarciato tocchi il nostro cuore, infonda in noi un briciolo di sapienza, di umiltà, perché possiamo guardare a chi ci sta attorno, agli uomini, alle donne, come a veri fratelli, perché il Padre attraverso questa morte ha donato gli uni agli altri, come noi, fratelli e sorelle.
Siamo un’unica famiglia solo quando ci riconosciamo tutti figli di un solo Padre e questa morte è stata una morte per evitare le divisioni e ricostituire l’unità di tutta la famiglia umana, dunque anche delle nostre famiglie, di questa città, dei bambini, degli anziani, di chi è solo, di chi non ha potuto piangere a dovere chi è morto di pandemia, chi ha salutato il proprio caro, la propria cara andata in ospedale e non l’ha più rivista. Tanti di noi hanno sofferto questo distacco ingrato: che il sangue di Cristo e le lacrime di Maria possano consolare i nostri cuori e i cuori di tutti gli uomini.
[Eleviamo al Padre la preghiera di Gesù, la preghiera dei figli perché siamo fratelli e sorelle. Padre nostro…]
E ora per intercessione delle piaghe di Cristo e per la preghiera della Vergine Maria chiedo al Signore, a Dio Padre, la benedizione su tutti voi qui presenti, su tutte le nostre famiglie, su questa città alla quale voglio fin da adesso augurare la serenità e la pace della Pasqua.
[Il Signore sia con voi…]
Buona Pasqua a tutti