S.E. Rev.ma Mons. Evasio Colli

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5° Vescovo (1928 – 1932)
S.E. Rev.ma Mons. Evasio Colli
Motto: Audiant colles vocem tuam

 

 

1883 – 8 maggio Nato a Lu Monferrato (AL)
1905 – 5 novembre Ordinato Sacerdote
1927 – 30 ottobre Eletto Vescovo di Acireale da Pio XI
1927 – 20 novembre Consacrato Vescovo a Casale Monferrato
1928 – 14 gennaio Possesso canonico per procura
1928 – 15 gennaio Ingresso in Diocesi
1932 – 7 maggio Trasferito da Acireale a Parma da Pio XI
1932 – 6 agosto Lasciò la Diocesi
1955 – 18 ottobre Nominato Arcivescovo “ad personam” da Pio XII
1971 – 13 marzo Data della morte – Riposa in pace nel cimitero di Parma

 

Storia
Compendiò il suo programma in due parole: “Catechismo ed Eucaristia”. Fece notare che questo programma era stato attuato dai suoi predecessori nella giovane Diocesi, e lui, sulle orme del Vescovi che si erano succeduti su quella cattedra, non intendeva venir meno a così gloriose tradizioni.
Quindi volle riaffermare l’autorità del Vescovo, dicendo che questi nella propria diocesi rappresenta il Papa che lo ha mandato, anzi lo stesso Gesù Cristo, Pastore e Vescovo di tutti i credenti, perciò: “La Chiesa gli ha dato in mano non una debole canna ma un bastone, che rappresenta l’autorità del suo governo”. Poi aggiunse: “Io ho desiderato venire in mezzo a voi silenziosamente, per indole contrario alle accoglienze clamorose; ma sono venuto nel silenzio per mostrare che, ove è pace e concordia, sono disposto a qualunque sacrificio, ove sono divergenze, mi riservo di deliberare secondo il mio giudizio e la mia coscienza di Vescovo”.
Un mese dopo l’ingresso in diocesi, Mons. Colli indirizzò al clero e ai fedeli la prima Lettera pastorale: “II catechismo”, un documento schematico, pratico, dettagliato suggerito soprattutto dalla sua esperienza di parroco.
Mons. Colli fu un uomo di grande fermezza ma anche di grande tenerezza. «Nel 1928, quando la collera dell’Etna col suo fiume incandescente, si abbatté distruttrice su Mascali, Evasio Colli visse con il popolo l’ora della tragedia placò la disperazione dei mille e mille che assistevano al dramma della terra sepolta, della casa distrutta; offerse il suo cuore e il suo pane, benedisse e consolò. Fu presente come padre amorevole e, sebbene distrutto dal dolore, premuroso, soccorritore, consolatore.
Rimase giorni e notti, accanto ai figli poveri e martoriati, si curvò sul loro dolore, ad asciugare lagrime e a lenire ferite».
In occasione del suo 25° di sacerdozio, i Gesuiti di Acireale lo definirono: “l’uomo della Provvidenza” e spiegarono i motivi di tale appellativo: “C’era bisogno di una parola franca, dritta, corta come la spada romana, di una parola che, senza svolazzi e giri, diffondesse la verità. C’era bisogno di una mano esperta che con tutti i riguardi e senza nessun riguardo, movesse e smuovesse uomini e cose”.
Mons. Colli come i Vescovi precedenti a base del suo piano pastorale pose l’istruzione religiosa, che sollecitò con ogni mezzo, e qualche volta si lamentò del lavoro svolto spesso individualmente e in modo non coordinato.
Nel 1928 al suo rientro dalle ferie, esortò i sacerdoti a riprendere le attività pastorali, dopo la pausa della stagione calda. E così scrisse nel Bollettino diocesano: “Perdonate, carissimi fratelli, la mia franchezza, che voi sapete non essermi suggerita che dal grande amore che vi porto. Ma lo dico con tutto turbine dell’anticlericalismo liberale o socialista, colà si rinnoverebbero i prodigi del Vangelo.
Voi lavorate molto, ma il vostro lavoro è, in gran parte, individuale e non coordinato”.
Anche l’Azione Cattolica e la formazione culturale dei fedeli organizzati stette molto a cuore a Mons. Colli: “So che anche in questo campo, molto si è fatto in Acireale. Conosco la Biblioteca circolante ‘Amore e luce’ fondata fin dal 1911, vedo le Scuole di cultura religiosa e ricordo i trionfi, passati e recenti dei nostri circoli giovanili, maschili e femminili, nelle gare catechistiche e liturgiche.
Ma quanto si può, e si deve fare ancor più e meglio!”.

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