Dopo il tempo trascorso nel distanziamento richiesto dalle autorità civili, iniziamo lentamente a ritrovarci ed a riprendere alcune attività abituali, nell’osservanza delle disposizioni ancora in vigore per il maggior bene della
salute pubblica.
Certo, ci sono anche tra noi quanti pensano di chiudere la questione e riprendere, nel pieno senso del termine, come se nulla fosse accaduto. Ma non crediamo di poterci cullare su questo, né che questa esperienza, senza che noi potessimo reagire, non ci abbia comunque cambiato i parametri di riferimento e demolito le sicurezze su cui fondavamo il nostro quotidiano.
Piuttosto occorre, coraggiosamente e con lungimiranza, ripensare al nostro modo di ritrovarci e di programmare, tenendo conto delle attuali possibilità ma senza attendere un pieno sblocco delle restrizioni in corso. Non ci possiamo permettere di stare a guardare, né di piangerci addosso o chiuderci dentro i nostri alibi perché siamo stati privati della libertà. Proprio di alibi infatti si tratta se non riusciamo e non vogliamo vedere oltre ed impegnarci in maniera propositiva a continuare la nostra azione, mettendo a servizio dell’intera comunità il carisma che ci riconoscono e che si attende venga esercitato.
Certo, chi tra di noi in questo si è già prodigato, conosce le difficoltà e lo sforzo necessario per garantire le varie attività in sicurezza e nel rispetto dei protocolli. Tuttavia dobbiamo considerare la questione da un altro punto di
vista, a partire dalle attese della comunità cristiana e del territorio in cui vive ed opera. La realtà che sta davanti a noi ci interroga e ci scuote. Sorge una forte “domanda”, all’indomani di un blocco generalizzato che ha privato tutti noi di fraternità, comunione e prossimità, sostituendo questo contesto vitale con l’uso di strumenti virtuali che si sono rivelati utili ma che non possono sostituire le nostre autentiche relazioni.
Siamo chiamati tutti a non rimandare, a non aspettare maggiore spazio di manovra, e a rimodulare le nostre azioni in base alle normative vigenti senza perdere slancio nel nostro impegno, rispondendo alla nostra vocazione
per essere testimoni e annunciatori del Vangelo nella società in cui viviamo.
Con questi auspici entriamo nella stagione estiva meditando il v. 5 che leggiamo al cap. 10 del libro dei Proverbi: “Chi raccoglie d’estate è previdente e chi dorme al tempo della mietitura è uno svergognato”. Pensiamo bene a
come vogliamo utilizzare il tempo e i talenti che il Signore ci dona. Sarebbe insensato dormire in un tempo in cui siamo chiamati ad aprirci alla Grazia che riconosciamo nel tempo della prova e del combattimento.
Con la certezza che “il Signore è al nostro fianco come prode valoroso” (cfr Ger 20,11) e che ogni nostro proposito di bene non mancherà di portare buoni frutti per noi e per quanti desideriamo servire, facciamo tesoro dell’esperienza vissuta e rinnoviamo il nostro impegno di vita cristiana.
Confidiamo nella materna protezione di Maria SS.ma, affinché il suo cuore di madre ci accompagni nelle scelte e ci sostenga con la sua potente intercessione.
Vi salutano fraternamente con questa lettera i membri del Direttivo della Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali, con l’augurio di rivederci presto.
Clicca qui e Scarica il testo della la Lettera – Consulta delle Aggregazioni laicali
Salvo Paratore
Agata Messina
Andrea Romeo
Fulvio Mannoia
Liliana Fazio
Lina Ognibene