COMMENTO AL VANGELO / Dal buon tesoro del cuore si trae fuori il bene

Domenica 2 marzo 2025

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Commento di Don Orazio Tornabene

Liturgia del giorno 2 marzo 2025 sito ufficiale della CEI – Chiesacattolica.it



Siamo giunti giunti all’VIII Domenica del Tempo Ordinario, l’ultima prima dell’inizio del cammino quaresimale che avrà inizio il Mercoledì delle Ceneri.

Possiamo riconoscere come, in queste settimane, la liturgia ci abbia preparati progressivamente a questo tempo di penitenza e conversione.

Nelle scorse domeniche, Gesù ci ha chiamati a seguirlo, trasformandoci in pescatori di uomini. Ci ha poi condotti sulla spianata, dove ha pronunciato il discorso delle Beatitudini:

“Beati voi poveri, affamati, piangenti e perseguitati, perché vostro è il regno dei cieli e sarete saziati, consolati e ricompensati per la vostra testimonianza”.

Una testimonianza che rende il discepolo specchio dell’amore di Dio, riverbero della sua misericordia. Il Signore chiede ad ognuno di noi di essere come Lui, capaci di amare chi ci fa del male, di porgere l’altra guancia, di prestare senza attendere nulla in cambio e di non opporci a chi ci priva di qualcosa. Questo dire iperbolico di Gesù, in realtà, rivela la misura della salute del nostro cuore, lo scrigno da cui traiamo i nostri averi.

Le letture di questa domenica ci invitano a un profondo esame di coscienza sulla nostra vita e sulle nostre relazioni. Gesù, nel Vangelo, ci mette in guardia dall’ipocrisia e dal giudizio superficiale sugli altri. Il suo insegnamento è perfettamente in sintonia con la sapienza del libro del Siracide, che ci ricorda come «la parola rivela i pensieri del cuore» (Sir 27,7): proprio come la fornace prova la qualità di un vaso, così il modo di esprimersi e di ragionare mette alla prova la verità e la coerenza di una persona. Non possiamo dunque lodare nessuno senza prima aver ascoltato le sue parole e osservato il suo comportamento.

Il Vangelo avvalora questo pensiero sapienziale, sul quale anche noi siamo invitati a riflettere, in quanto spesso traditi dalla parola di giudizio che proferiamo. A chi non è mai capitato di evidenziare i difetti altrui (la pagliuzza nell’occhio del fratello) noncurante delle proprie mancanze, che possono essere ben più gravi (la trave che impedisce il nostro stesso sguardo)?

Questo richiamo alla conversione interiore è un invito alla sincerità e alla coerenza: solo chi ha purificato il proprio cuore può essere compagno di viaggio per gli altri; solo chi ha sperimentato il cambiamento interiore può portare frutti buoni. Diversamente, siamo guide cieche che conducono altri ciechi, destinati entrambi a cadere in un fosso.

Anziché giudicare gli altri, è dunque opportuno e doveroso esaminare la nostra vita e verificare la coerenza delle nostre azioni. Gesù ci ammonisce con parole chiare:

«L’uomo buono, dal buon tesoro del suo cuore, trae fuori il bene; l’uomo cattivo, dal suo cattivo tesoro, trae fuori il male: la sua bocca, infatti, esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (Lc 6,45).

San Paolo, nella seconda lettura, ci offre una visione di speranza: la vittoria definitiva su ogni fragilità e peccato viene da Cristo. Egli ha sconfitto la morte e ci ha donato la forza di rimanere saldi nel nostro cammino di fede. Questo significa che l’impegno di seguire Gesù ogni giorno, compiendo il bene nel quotidiano, non è vano, ma trova senso e compimento nel Signore.

L’invito di questa domenica è, dunque, chiaro: custodire il nostro cuore da ogni ipocrisia, affinché produca frutti di bontà e verità; educare la nostra parola, affinché sia espressione di amore e non di giudizio discriminante; radicare la nostra speranza in Cristo, affinché la nostra fatica porti frutto eterno.

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1 Marzo 2025
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