

Liturgia del giorno 23 Febbraio 2025 sito ufficiale della CEI – Chiesacattolica.it
La VII Domenica del Tempo Ordinario offre un’opportunità di riflessione sulla misericordia divina quale punto cardine della vita cristiana. Il Salmista invita a imprimere nella coscienza il ricordo della bontà del Signore:
«Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia. Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore» (Sal 103,2-4.8).
Dio si manifesta come misericordioso e pietoso, prediligendo il perdono all’ira. La sua logica d’amore, rivelata pienamente in Cristo e donata nello Spirito Santo, si contrappone a quella umana del disprezzo e dell’odio, che generano divisione e violenza. Al contrario, il perdono produce conversione e trasformazione interiore.
Il Vangelo di questa domenica (Lc 6,27-38) richiama i fedeli a una testimonianza autentica della carità cristiana. Se nella scorsa domenica Gesù ricordava che il discepolo è chiamato a essere protagonista e non spettatore del Vangelo, oggi Egli esplicita che la testimonianza si incarna nella misericordia:
«Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,35-36).
L’amore cristiano si distingue da quello umano perché si fonda sulla logica divina: amare senza misura. Le Beatitudini insegnano ad abbracciare uno stile di vita che si oppone alle sicurezze mondane; rappresentano la scelta di seguire il Vangelo anziché il consenso facile.
Nella prima lettura (1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23), Davide dimostra il valore della misericordia, risparmiando la vita di Saul, suo persecutore, perché consacrato dal Signore. Questo episodio sottolinea come, anche oggi, il credente sia chiamato a riconoscere nell’altro un fratello, evitando di rispondere all’odio con l’odio. San Paolo, nella seconda lettura (1Cor 15,45-49), evidenzia il passaggio dall’uomo terreno all’uomo celeste: «E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste» (1Cor 15,49).
In Cristo, l’essere umano è chiamato a una nuova esistenza, trasformata dalla grazia. Questa rinnovata identità consente al credente di compiere i miracoli dell’amore misericordioso, come insegna Gesù:
«Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc 6,37-38).
L’insegnamento evangelico di questa domenica richiama alla conversione del cuore. La misericordia non è soltanto un atteggiamento verso gli altri, ma prima di tutto una guarigione interiore per il discepolo stesso. Infatti, Cristo afferma:
«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti, non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,12-13).
La misericordia divina, pertanto, deve essere accolta come principio di rinnovamento personale e comunitario. Solo affidandosi alla logica del Vangelo e scegliendo di amare senza condizioni, il cristiano può divenire segno visibile della presenza di Dio nel mondo, lievito di fraternità e testimone della Sua infinita misericordia.