
Commento di Don Orazio Tornabene

Domenica 9 febbraio 2025 si celebra la quinta del T.O.
Il brano evangelico mostra tre persone toccate dalla grazia di Dio che riempie il tempio (la visione del profeta e la barca, immagine della chiesa. Entrambi i luoghi erano “pieni” di Dio: nella figura del fumo e in quella dei pesci sulla barca, figura di ogni uomo accolto nel battesimo nella Chiesa, corpo di Cristo, presenza di Dio).
Nella prima lettura Isaia, dinanzi a quella visione divina, esclama:
«Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto […] il Signore degli eserciti»_. Anche Pietro ha una reazione simile dinanzi alla pesca miracolosa di Gesù ed esclama con parole simili al profeta: _«Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore».
Dio, purificando le labbra di Isaia ed il cuore di Pietro, li rende capaci di proferire parole nuove. Isaia avverte la necessità di annunciare: «Eccomi, manda me»; Pietro diventa pescatore di uomini.
Abbiamo anche il terzo personaggio: Paolo. Anche lui si riconosce peccatore amato e salvato. Da assassino e persecutore ad annunciatore di Cristo. La vocazione è questa capacità di fidarsi di Dio:
«Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
In Cristo le reti si riempiono, perché non è la capacità del pescatore ma è l’efficacia della Parola che permette ad ogni donna e ad ogni uomo l’innamoramento di Dio. Ma con Gesù nemmeno le reti serviranno più, solo Lui basta. Quante volte, in questa società fluida, annaspiamo in strategie e utilizziamo qualsiasi mezzo, rendendo fluida anche la Fede.
Ma ogni vocazione sa bene che solo Dio basta!
8 Febbraio 2025