CAMMINO SINODALE, SINTESI SECONDO ANNO

Giugno 2023

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CLICCA QUI E SCARICA_Sintesi diocesana Fase narrativa 20 giugno 2023

Nell’ assemblea diocesana convocata martedì 20 giugno nella chiesa Santi Cosma e Damiano, la diocesi di Acireale ha presentato la sintesi del cammino sinodale, svolto fino ad oggi, che offre un resoconto della prima fase detta “narrativa”, negli anni 2021-2022 e 2022-2023. Dopo la fase di ascolto, avvenuta nel primo anno del biennio della fase narrativa con la consegna di una sintesi (27 aprile 2022) nella quale è stato dato spazio anche al racconto della vita delle persone, delle comunità e dei territori, si ha adesso un quadro completo del secondo anno del biennio, che dopo la consultazione dei fedeli e i cantieri di Betania e il vademecum, conclude la prima fase narrativa.

Il cammino sinodale che culminerà nel 2025, l’anno del Giubileo “Pellegrini di speranza”, vedrà in seguito gli altri due periodi: la fase sapienziale, già in atto, che è tempo di discernere “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” attraverso il senso di fede del popolo di Dio e la fase profetica, tempo in cui verranno assunte alcune scelte evangeliche che le nostre Chiese saranno chiamate a riconsegnare ai fedeli, incarnandole nella vita delle comunità nella seconda parte del decennio, dal 2025 al 2030.

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Diocesi di Acireale – Cammino sinodale

Sintesi diocesana a conclusione della Fase narrativa

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Prima domanda guida: Per la continuazione del cammino sinodale nella propria diocesi, quali esperienze scaturite dalla fase narrativa vogliamo continuare e far crescere nei prossimi anni? (Iniziative, progetti, cantieri iniziati…)?

Tre esperienze in particolare riportiamo: la tenda dell’ascolto con i giovani, la piccola scuola di sinodalità, il ripensamento del modello e della composizione di parrocchia nel territorio.

  1. LA TENDA DELL’ASCOLTO. In alcuni luoghi della “movida” giovanile è stata montata una tenda per invitare i giovani ad “entrarvi dentro” con il desiderio di ascoltare il loro pensiero e il loro punto di vista su temi suggeriti da loro stessi in altre occasioni e che indicavano il loro rapporto con la fede, con la Chiesa, con la società, con le relazioni, e via dicendo. Ne sono venuti fuori dei momenti di confronto e di dialogo davvero edificanti, dove il desiderio è stato soprattutto quello di mostrare una Chiesa aperta che prova a mettersi in campo per spalancare orecchie e cuore (senza alcun pregiudizio) verso coloro che potremmo definire i “giovani più lontani”. L’esperienza è sempre stata molto positiva e incoraggiante. Sono stati dei giovani ad incontrare altri giovani mostrando così un volto giovanile e sinodale della comunità cristiana. Tale iniziativa ha avuto anche il merito di mettere insieme varie realtà diocesane e parrocchiali, perché i giovani “missionari-ascoltatori” provenivano da diversi mondi che hanno avuto così modo di interagire e dialogare fra di loro per raggiungere quell’unico obiettivo. Ne sono nati anche momenti di incontro e di scambio successivi (anche con qualche giovane “esterno”) che si desidera certamente portare avanti e incoraggiare.
  2. LA PICCOLA SCUOLA DI SINODALITA’. Ci siamo resi conto che la sinodalità è un apprendistato e che tutti abbiamo bisogno di formarci in questa nuova mentalità. A tale scopo sono stati proposti diversi incontri tematici, rivolti anzitutto ma non solo ai referenti parrocchiali. Gli incontri si sono svolti in collaborazione con la Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali. Molti hanno partecipato con entusiasmo e passione. Siamo convinti che bisognerà continuare su questa scia affinando il metodo. Per adesso si è trattato soprattutto di incontri dove i protagonisti sono stati i docenti/formatori. Pensiamo sia più opportuno ed utile ricentrare sulla conversazione spirituale, facendo riflettere le persone attivamente a partire dalla propria storia e narrazione, rispetto ai temi trattati. In questo modo pensiamo possano diventare dei momenti di crescita e di cambiamento da portare all’interno delle nostre comunità cristiane attraverso una “restituzione” e un effetto “moltiplicatore” da parte dei partecipanti.
  3. RIPENSAMENTO DELLA PARROCCHIA (quarto Cantiere sinodale). La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno di noi battezzati. Si capisce in questo orizzonte l’insistenza del Papa a essere discepoli missionari. Il nostro vescovo Antonino, aprendo un quarto cantiere sinodale, ci ha chiesto la capacità di immaginare un futuro diverso per la nostra Chiesa diocesana, ripensando il numero delle parrocchie e lo stesso modello di parrocchia. Per arrivare ad un diverso assetto, il vescovo ha iniziato ad ascoltare i presbiteri e i Consigli pastorali parrocchiali. L’obiettivo di quest’ascolto non è tanto quello di arrivare ad una nuova organizzazione ecclesiale, «bensì il sogno missionario di arrivare a tutti» (Evangelii Gaudium, 31). Rinnovarsi per evangelizzare. Per realizzare questo “sogno” è necessario il coinvolgimento di tutto il popolo di Dio, ciascuno secondo la propria condizione di vita e il ministero che ha ricevuto in seno alla Chiesa. Non può essere il vescovo (o i parroci) da solo. Neppure il laico che vive gli affetti, la famiglia e la professione, realizza autonomamente la comunione missionaria. È compito di tutto il popolo di Dio. A tal scopo, sono state indette delle Assemblee sinodali con i Consigli pastorali parrocchiali dei vari vicariati per iniziare una comune riflessione che possa portare ad un discernimento opportuno per il futuro della diocesi.

Seconda domanda guida: Qual è un’esperienza che vogliamo evidenziare che può servire da stimolo e spunto per le altre Chiese?

Riteniamo assai utile e necessario puntare ad una formazione permanente alla sinodalità: per quanto questa sia connaturale alla esperienza ecclesiale sappiamo anche la frequenza con cui si sostituisce con dei surrogati o si strumentalizzano i termini, gli slogan, senza però che la sostanza delle cose cambi realmente. Per ottenere un radicale cambio di passo crediamo che occorra quindi educare gradualmente e con pazienza ad assumere lo stile sinodale in ogni ambito della vita ecclesiale, facendo in modo che sempre più capillarmente nelle nostre comunità lo si apprenda e se ne faccia esperienza. Una formazione alla maniera della Piccola Scuola di Sinodalità avviata in questo secondo anno ma che oltre all’aspetto didattico si misuri e si verifichi sul campo, nell’applicazione pratica, disponendoci ad una pastorale ordinaria più aperta e inclusiva, nello stile della “Tenda” sperimentata dai giovani, avvalendosi di sacerdoti e laici ben disposti a rivedere anche il modello parrocchiale e comunitario, senza erigere barriere che precludano ogni tentativo di autentico cambiamento di stile.

L’obiettivo è concentrarsi maggiormente sul nuovo che nasce, più che sulla capacità di “resistenza”, di “mantenimento” del reticolo organizzativo che si è edificato nei secoli. Una Chiesa concentrata sul mantenimento del proprio apparato organizzativo sarà sempre meno capace di rendere l’esperienza cristiana come proposta fascinosa e gioiosa.

La parrocchia tradizionale non può più essere semplicemente intesa come un presidio sul territorio, ma come una presenza/segno di fraternità e di testimonianza cristiana. La questione di fondo è come tornare ad essere incisivi.

Terza domanda guida: Che cosa abbiamo imparato sul camminare insieme in questi due anni? Elencate due aspetti rilevanti.

Primo aspetto rilevante: il Cammino sinodale non serve per cambiare la Chiesa, ma per diventare capaci, come Chiesa, di comprendere il cambiamento d’epoca. Dopo la rilettura dell’esperienza di questi primi due anni abbiamo compreso che il processo sinodale viaggia su un orizzonte temporale a lungo periodo e soggettivamente passa attraverso una chiamata alla conversione personale e quindi alla riforma della Chiesa. La narrazione dell’esperienza il più delle volte continua ad essere articolata nella forma impersonale della terza persona presentata come un elenco di problemi con l’accompagnamento dei corrispettivi rimedi da porre in essere. Ovvero non ci si mette in discussione in prima persona. Viene attuata una critica molto spesso basata su luoghi comuni dove si trascura l’aspetto essenziale del partire da sé, per dare il via alla conversione, inizio imprescindibile del Cammino sinodale. Senza conversione personale e comunitaria non può farsi Sinodo. Come Chiesa dovremmo essere capaci di inclusione radicale, secondo lo stile di Gesù. Inclusione come atteggiamento di fondo perché tutti possano ritrovare casa ed in questa non incontrare contese o rivalità ma comunione di cuori e di intenti. Il punto di riferimento è Cristo, Lui è al centro del processo sinodale. Tutti possano trovare tra noi un posto ed una casa.

Secondo aspetto rilevante: lo stile sinodale ha bisogno di ministeri per attivare legami generativi. Se il Sinodo non diventa decisionale e profetico non abbiamo concluso nulla. Crisi di profezia e parresia. Ripartire dalla dignità battesimale: una Chiesa non divisa in gerarchia e popolo ma un cammino comune di popolo di Dio. Meno distinzioni di ruoli e più testimonianza. Una Chiesa sinodale deve necessariamente basarsi sulla partecipazione per giungere alla compiuta assunzione di responsabilità da parte di ciascuno. La missione è obiettivo comune di clero e laici. È un compito intrinseco all’essere cristiano, essenziale e connaturato al suo battesimo. Per molti viene ancora confusa con l’apostolato di alcuni. Dare spazio alla donna che, paradossalmente, in percentuale è la presenza più numerosa nelle parrocchie ma non è incisiva la sua posizione negli ambiti decisionali. Ai presbiteri viene chiesta una forma particolare del loro ruolo di presidenza: l’atteggiamento della veglia, della vigilanza. Presbiteri, consacrati, laici, famiglie: tutti impegnati a costruire legami generativi dentro la vita quotidiana, superando le logiche clericali delle funzioni. Servono persone – in definitiva – che si sentano responsabili della fede degli altri. Noi e insieme, in questo cammino, siano le parole-chiavi, trama e ordito del tessuto della Chiesa che sogniamo e che vogliamo.

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20 Giugno 2023
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