MESSA CRISMALE, OMELIA DEL VESCOVO RASPANTI

15 aprile 2022 - GIOVEDI' SANTO - Cattedrale

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Giovedì Santo 2022 – Messa crismale – 14 aprile

Omelia di S.E.R. mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale

Santa Messa Crismale

Celebriamo stamane l’unzione in Spirito del Figlio Gesù, che segna la sua dignità di Messia e Signore. Questa consacrazione del Messia sigilla la missione che egli riceve dal Padre e che investe noi fedeli, rendendoci “testimoni nel mondo della sua opera di salvezza”, come abbiamo pregato nella Colletta. La missione di salvezza di Cristo è, pertanto, al centro di questa celebrazione e del mistero pasquale che racchiude. Papa Francesco insiste in modo sempre più vigoroso nell’invocare un nuovo slancio missionario della Chiesa, fino a indire un Sinodo ad essa dedicato o a reimpostare la curia romana in questa direzione. La Chiesa italiana e la nostra Diocesi si sono immessi in questa dinamica con l’intenzione di spargere più copiosamente semi di rinascita e di missione evangeliche. Anche il nostro presbiterio e le aggregazioni laicali, d’altronde, auspicano da tempo un rinnovamento, che riparte solo da una più decisa scelta di mettere Gesù al centro della nostra vita, personale e comunitaria. Ringrazio tutti voi, fedeli e clero, e la piccola commissione per il Cammino Sinodale in particolare, per il lavoro di ascolto avviato, ribadendo che un rinnovato spirito missionario non avviene se ognuno di noi non cura l’ascolto interiore tramite la preghiera personale, continua e metodica, dinanzi alla Parola di Dio aiutati dai testi dei grandi santi.

In ordine allo slancio missionario ritengo opportuno riguadagnare una più chiara coscienza del valore della salvezza nel contesto sociale e culturale nel quale ci muoviamo. Corriamo il pericolo, infatti, di restare impregnati noi stessi di quella mentalità, pubblicamente imperante, che non solo ha voluto emanciparsi da qualsiasi dipendenza da Dio, ma ha cancellato ogni ipotesi sulla nativa corruzione dell’umanità per la quale questa abbisogna di salvezza.

Da tempo la cultura occidentale si è distaccata dalla visione cristiana della storia e del creato, proprio perché diventava fastidioso, se non opprimente, ammettere la necessità di ricevere una salvezza dall’esterno, dal quel Dio che la Chiesa predicava da secoli, esercitando contemporaneamente un predominio culturale e morale sull’intera società. La conseguenza è stata quella di cercare sempre e comunque una soluzione alle violenze, alle stragi, ma anche alle malattie e ad ogni avversità entro i limiti della mondanità terrena e delle proprie forze, espellendo dalla scena pubblica ogni speranza e ogni soluzione che venissero dall’alto nel cuore dell’uomo. Ciò ha condotto ad analisi quasi sempre sfuocate dei comportamenti umani, e persino ideologiche e mistificanti, sempre inefficaci nel trovare per essi un esito sereno ed equilibrato.

L’uomo è creatura speciale di Dio e vive in equilibrio e armonia se mantiene lo sguardo rivolto a Lui. L’accesso al suo cuore avviene solo dall’alto, mentre ogni altro ingresso rimane fallace e non giunge a penetrarvi davvero. Ne facciamo tutt’oggi esperienza quando affrontiamo gravi difficoltà come quelle alle quali la pandemia ci ha costretto o quelle ancor più tragiche delle guerre in atto, prima fra tutte quella ucraina. Le analisi delle responsabilità e la ricerca delle cause sia per la pandemia e la sua soluzione, sia per la guerra e la sua fine, conducono a contrapposizioni e scontri che lacerano la fraternità umana, con il sinistro presagio di catastrofi irreparabili, dalle quali l’uomo non è capace di tirarsi fuori o di riparare. Quando, sfiniti dalla guerra, tenteremo di rialzarci dalle macerie e di ricostruire, chi asciugherà le lacrime delle madri, dei bambini e di tutti quelli che hanno visto morte e violenza efferata? Chi rimarginerà le ferite di odio tra popoli, che continueranno a rimuginare vendetta nei loro cuori?

La visione biblica rivela che l’umanità è sotto il segno di Adamo e, ancor più, di Cristo; essa ci dispone a comprendere che l’esistenza umana non è rinchiusa in quella terrena, ma partecipa e interagisce qui e ora con la dimensione celeste. Essa vive una tensione perenne e mai sopita che travaglia la scena terrena dell’intero creato. Questo, per un verso, ci ricorda che ognuno di noi porta in sé il principale nemico, il seme del male, ereditato da Adamo, per il quale siamo tutti solidali nella spirale di violenza e morte che si è inarrestabilmente innescata da Caino e Abele in giù. Per altro verso, però la solidarietà con Cristo apre il cuore alla speranza certa che il destino dell’umanità non riposa nelle mani dell’uomo, ma di Cristo, il quale con il sacrificio della croce l’ha messo in salvo per sempre nel cuore del Padre. Non sembri paradossale se diciamo che l’uomo non può distruggere se stesso o il creato; pensare di aver tale potere è equipararsi a Dio. Dobbiamo però riconoscere che egli può tanto allontanarsi da Dio da agire distruttivamente e, in ultima analisi, finire nel dolore e nella morte eterni.

Salvezza non significa, nondimeno, che ogni interesse e aspettativa di felicità umani trovino compimento nella risurrezione di Cristo; questi si saldano con la sua persona nella morte e risurrezione, ma si riconnotano a partire dalla sua umiliazione in croce, come del resto è successo per l’aspettativa giudaica del Messia. Salvezza significa integrità, una vita che si afferma e si sviluppa in totalità, nella pace e nell’equilibrio della persona, sempre insidiata dai residui adamitici. Significa salvezza dalla vita vissuta nella divisione del peccato per una nuova vita da vivere nello Spirito, cioè nella comunione con Dio e con i fratelli e le sorelle.

Noi, cari presbiteri, siamo ministri di questa salvezza, operata dal Cristo redentore, e sappiamo che il ministero non è esterno al nostro essere e a quel che esso opera. Noi siamo totalmente dentro questa salvezza, vivendo in noi stessi la lotta tra le eredità di Adamo e di Cristo. Quando l’uomo e la donna ignorano e non vivono questo combattimento, vittoriosi in Cristo, rimangono disorientati e non reggono le conseguenze letali delle loro azioni. Quali conseguenze psicologiche, fisiche, morali e spirituali la pandemia non ha portato con sé? Quali conseguenze di scoraggiamento e di disperazione non sta portando la sola visione per via dei media delle stragi di guerra? Finiremo per abituarci alla banalità del male? Noi, cari confratelli, oggi dobbiamo rincuorare e sostenere questi uomini e queste donne, annunciare loro che la salvezza è in atto per tutti dacché Cristo è morto per tutti, indicare la speranza dell’eternità ma anche della pace piena del cuore e della fraternità già da adesso.

Se noi rimanessimo impigliati nella visione immanentista e materialista del vivere, anzitutto saremmo anche noi sbaragliati dalle esperienze traumatiche della vita, dalle restrizioni economiche, dalle perdite affettive, dai lutti e dalla frantumazione di posizioni di sicurezza. Non saremmo abituati al combattimento spirituale, sia seguendo un programma di disciplina personale sia affrontando il vissuto storico quotidiano, che ci porta a sostenere le opinioni di chi ci avversa, di chi non ci comprende, a ricevere ingiustizie o anche discriminazioni, a dover portare le fragilità e le debolezze del nostro corpo e del nostro spirito. Il sostegno agli altri, peraltro, non si comunica con prediche paternaliste, ma con la fedeltà agli impegni dell’ordinazione, con la condivisione delle nostre forze e sostanze con le persone, senza scadere nella tentazione di essere funzionari del sacro, impiegati a tempo della religione, liberi di gestire a modo nostro tempo, denari ed energie.

Scoraggiarsi? Per nulla! Con la forza dello Spirito del Crocifisso Risorto esclamiamo con Paolo: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?» (Rm 8, 31-32). Ma voi, cari confratelli e cari fedeli, quotidianamente, forse anche più di me, fate i conti con la mentalità fortemente secolarizzata e scontate, nello struggimento interiore, l’incomprensione dei linguaggi unita alla difficoltà di trovare valide soluzioni pastorali. Il linguaggio del cuore e l’autenticità della vita, carissimi, sono le uniche vie per comunicare quella vita che Gesù ci dona. Se riceviamo ancora abbondanti doni da Dio alla nostra Chiesa diocesana è dovuto non solo alla grazia salvifica, ma anche alla docilità con la quale tutti voi, fedeli e clero, la accogliete nella vita civile ed ecclesiale. Grazie, carissimi presbiteri e fedeli, per la testimonianza che date al mondo e anche a me. Penso, infatti, alle diverse vocazioni al sacerdozio, sia presso il nostro seminario sia presso famiglie religiose nelle quali sono entrati giovani della diocesi, come pure alle consacrazioni femminili, ai diaconi permanenti, ai vari ministeri esercitati in parrocchia, alla semplice vita delle famiglie cristiane di tutta la Diocesi. Grazie.

Come è abituale, ricordiamo le ricorrenze sacerdotali in questo giorno dedicato in modo speciale al sacerdozio ministeriale.

  • Anniversari presbiterali

 

60° di sacerdozio

  1. Paolo Calderaro camilliano (1962 – 28 giugno – 2022)

Mons. Egidio Turnaturi (1962 – 29 luglio – 2022)

Don Salvatore Scuderi (1962 – 7 ottobre – 2022)

 

25° di sacerdozio

  1. Carmelo Latteri frate minore (1997 – 2 gennaio – 2022)

 

  • Concelebrano per la prima volta

 

Don Rosario Raciti – 15 settembre 2021

Don Andrea Grasso – 04 ottobre 2021

 

  • Ricorrenze tra i Vescovi

 

  1. Ecc.za Mons. Paolo Urso – 60° di sacerdozio (1962 – 7 ottobre – 2022) e 20° di episcopato (2002 – 12 aprile – 2022)

 

  • Diaconi permanenti (ordinati)

 

Giuseppe Cassisi (28 giugno 2021)

Santo Concetto Licciardello (28 giugno 2021)

Giuseppe Pietro Paolo Pennisi (28 giugno 2021)

 

  • Defunti dal Giovedì Santo 2021

 

  1. Ecc.za Mons. Pio Vigo (30 aprile 2021)

Mons. Gaetano Nicolosi (7 luglio 2021)

Don Sebastiano Saturnino (6 novembre 2021)

Don Antonino Merlino (23 gennaio 2022)

Mons. Alfio Donzuso (19 febbraio 2022)

 

Mi piace ricordare che mercoledì prossimo ordinerò diaconi tre giovani del nostro Seminario: Cosimo Gangemi, Antonio Agostini e Rosario Pittera.

Tutti affido alla vostra preghiera, cari fedeli.

 

Desidero anche annunciare i componenti del nuovo Consiglio Presbiterale, appena rinnovato:

 

Mons. Giovanni Mammino, Vicario generale

Don Gianpaolo Bonanno, Direttore dell’OASI

Don Marco Catalano, Rettore del Seminario

 

Don Orazio Tornabene

Don Roberto Strano

Don Sebastiano Di Mauro

Don Angelo Pennisi

Don Alfredo Coco

Don Orazio Greco

 

Don Gaetano Pappalardo

Mons. Sebastiano Raciti

 

  1. Mauro Boscariol canossiano
  2. Nei Marcio Simon agostiniano

 

Don Mario Arezzi

Don Mario Gullo

Don Venerando Licciardello

Don Giovanni Marino

Don Vittorio Rocca

 

Affidiamo a Maria SS.ma il cammino della nostra Chiesa che si accinge a compiere 150 anni dall’inizio della vita diocesana, che pure tramite il Cammino Sinodale desidera rimanere giovane, cioè fedele a Cristo Salvatore.

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15 Aprile 2022
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