RIFLESSIONE DI DON ORAZIO BARBARINO, ARCIPRETE DI LINGUAGLOSSA
Siamo sempre più senza parole, impietriti, costernati, disorientati, di fronte ad una guerra, come quella Russo-Ucraina, fuori controllo! Ogni giorno che passa ci troviamo di fronte ad una concatenazione di atrocità che pensavamo di avere lasciato alle nostre spalle e che invece, alla luce della tristissima realtà di questa guerra, dobbiamo ricrederci!
Abbiamo fallito su tutti i fronti!
Ogni guerra, ma in modo vergognoso questa insensata guerra, ha fatto come prima vittima il pensiero, come seconda la verità, come terza vittima il buon senso!
I corpi straziati di Bucha non sono un’eccezione atroce, sono il volto e il corpo di questa guerra che ha divorato crudelmente il pensiero, la verità e il buon senso. Alle atrocità, a questo punto, non ci saranno limiti. C’è da impazzire, c’è da vergognarsi! Una sconfitta per la ragione, per la politica, per la democrazia, per le Chiese!
Eppure resta l’obbligo morale di tenere dritta la barra del retto giudizio: ad altissima e chiarissima voce è necessario fare la distinzione netta tra chi esercita per primo la violenza e la crudeltà e chi la violenza la subisce. In questo caso l’Ucraina ha subito e sta subendo una ferocia inaudita che va condannata senza se e senza ma. “Una guerra che nessuno ha saputo (o voluto) prevenire e impedire. Una guerra che nessuno oggi sa come fermare, tranne Papa Francesco che non mette tutto e tutti sullo stesso piano, ma le vittime sì! E dice la cosa più semplice e scandalosa all’aggressore e all’aggredito e a chi l’uno o l’altro più apertamente sostiene: deponete le armi, abbiate pietà dei vostri popoli e parlatevi sul serio” (Editoriale di Marco Tarquinio, Avvenire del 5 aprile 2022).
Gli studenti di Linguaglossa hanno manifestato il loro dissenso a questa guerra scendendo in piazza per una marcia di pace, il 5 aprile del 2022, raccontando con la forza debole della ragione, della poesia, della cultura, della bellezza, della danza, della vita e, non ultima, della preghiera, quello che hanno maturato in questi anni, in quella altissima palestra della vita, che è la scuola.
Non poteva mancare la loro voce, che è la più eloquente e che a soffocarla, si commette un grande delitto!
La Chiesa di Linguaglossa, sempre attenta alle problematiche della vita d’oggi e restando sempre in prima linea per un futuro di autentico sviluppo delle comunità che gravitano in questo versante nord dell’Etna, ha trovato la piena adesione e il lungimirante sostegno alla manifestazione della pace, nei dirigenti scolastici della cittadina di Linguaglossa, che vanta di avere due gioielli di prima grandezza: il Liceo Linguistico e Biomedicale, presieduto dal Dirigente Scolastico, prof. Giovanni Lutri, coordinato dalla Professoressa Rosaria Curcuruto, con tutto il corpo docente e non docente e l’Istituto Comprensivo “Santo Calì” sotto la dirigenza della Professoressa Venera Marano, con il valido aiuto del prof. Egidio Di Mauro e di tutti gli altri insegnanti e collaboratori.
La riuscita e la bellezza della manifestazione hanno trovato il giusto sostegno da una Amministrazione cittadina, rappresentata dal Sindaco Salvatore Puglisi, che ha fatto sentire la sua voce e ha incoraggiato tutti a sostenere l’opera dell’accoglienza delle ucraine, accolte dalla generosità di tutti e che con la loro presenza e testimonianza hanno reso l’evento memorabile, toccante, indimenticabile.
La forza di un paese sta, soprattutto, in questa riserva aurea rappresentata semplicemente dai figli giovani di questa splendida terra, più ancora dei depositi in banca che, qualche volta, restano lì e non vengono messi in circolazione, come quel servo della parabola evangelica, raccontata da Gesù nel Vangelo di Matteo che, per paura e per viltà, nascose l’unico talento ricevuto dal padrone, sotto terra.