Riflessione di Padre Angelo Pennisi, referente per la Vita Consacrata della diocesi di Acireale
Giovedì 20 Gennaio, nella chiesa di S.Biagio del Convento dei Frati Minori di Acireale, si è tenuto il ritiro spirituale dei religiosi e religiose della Diocesi.
In continuità con il cammino sinodale che CISM e USMI hanno intrapreso insieme, P.Carmelo Latteri (O.F.M.), partendo anche dalle sollecitazioni di Papa Francesco in “Fratelli tutti”, ha tenuto una bellissima riflessione sulla “Fraternità”.
Rifacendosi proprio al suo carisma e quindi a Francesco, fratello di tutti, che aveva fatto del “sogno fraterno” la sua identità, il modo di vivere e di realizzare il Vangelo, ha fatto ripercorrere ai presenti le tappe fondamentali che hanno portato questo grande santo alla consapevolezza, all’autocoscienza di essere fratello, non maggiore ma minore, piccolino e servo di tutti. Egli sosteneva che dalla logica della gratuità parentale, quella che nasce dall’unica origine rappresentata dal Padre di tutti che è nei cieli, sarà possibile risolvere, affrontare i problemi e le tensioni che immancabilmente sorgono dall’incontro con la diversità dell’altro.
L’esperienza della fraternità per Francesco nasce da due incontri fondamentali nella sua vita: quello con i lebbrosi, i poveri, gli ultimi e quello con il Crocifisso, il volto dell’Amore di Dio.
Per Francesco la fraternità è andare alla vita evangelica, all’esperienza di Gesù con i suoi. E’ qui che si vive la familiarità, dove ci si fa “servi” e “madri” gli uni degli altri e dove chi è più forte si prende cura in maniera gratuita dell’altro.
Come antidoto all’individualismo allora (male che colpisce e sta distruggendo la società del nostro tempo, a tutti i livelli) lo stesso Papa Francesco ci richiama alle cose semplici, a vivere l’esperienza della fraternità, della familiarità tra noi che diventa il segno che può ridare vita, rinascita al momento storico così difficile e complesso che stiamo vivendo. Ritornare quindi al Vangelo, al fondamento del Vangelo che è vivere insieme in maniera semplice accogliendo la diversità dell’altro.
La vita consacrata deve essere, come lo è sempre stata, un seme di rinnovamento all’interno della Chiesa e nel mondo a partire dall’ autenticità della nostra vita e dei rapporti che viviamo nella fraternità. Siamo chiamati a vivere questa esperienza in maniera autentica superando le difficoltà che sono insite nella fragilità umana, nella relazione con il diverso. Poiché il vero problema della fraternità è proprio accogliere la diversità.
Ma tutto cambia se ci mettiamo nella prospettiva evangelica che la diversità è per noi un’opportunità per fare un punto della situazione della nostra vita. Noi siamo stati creati per amare ed essere amati e la fraternità è l’occasione dove si sta per amare ed essere amati con tutte le fatiche che questo comporta. Se noi faremo questo, ed è Gesù che ce lo insegna, stiamo già realizzando in buona parte la nostra vocazione, che è comunitaria.
Ci auguriamo allora di condividere questa esperienza della Fraternità in maniera bella, autentica, per essere un segno di rinnovamento in questo mondo così disgregato. Questo è il sogno di Dio e Francesco ha vissuto tutta la sua vita per questo.
Ripartire, quindi, dal Vangelo, ripartire dall’esperienza di Gesù con gli Apostoli per aprirci a Dio e al Mondo nella gioiosa testimonianza di quella fraternità che fa della vita consacrata una vera profezia per l’oggi della storia