Docufilm “La Vergine ed il Vulcano: le eruzioni laviche nel culto mariano delle comunità etnee”
La giornalista Mari Cortese in collaborazione con l’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi
I giorni in cui i cattolici attendono con trepidazione la venuta di Gesù Cristo sono segnati da un sentimento di gioia radicato e profondo che, fortunatamente in non pochi casi, va oltre la bellezza “commerciale” delle festività natalizie.
Tuttavia, seppur il periodo dell’avvento richieda qualche momento di meditazione, non succede spesso che si riesca a staccare con forza la spina alle nostre frenesie di ogni giorno, per godere di un momento di bellezza consapevole e di preghiera in più.
Ma, a dirla tutta, anche chi non fosse cattolico troverebbe la voglia di pregare, se solo varcasse i cancelli dei bellissimi santuari sulle pendici del vulcano Etna dedicati alla Vergine Maria, che giusto lo scorso 8 Dicembre riceveva una inaspettata visita da parte dell’Arcangelo Gabriele nella sua casa di Nazaret (Vangelo secondo Luca).
In particolare sui santuari mariani dell’Etna si focalizza il documentario prodotto da Freepressonline in collaborazione con la Diocesi di Acireale, che verrà pubblicato dopo le feste natalizie: un racconto breve che cerca di ripercorrere alcune fra le numerose tappe di pellegrinaggio, particolarmente rappresentative per il culto dedicato alla Vergine Maria nelle comunità che vivono sulle pendici del vulcano, dove le eruzioni laviche (ma anche altri elementi naturali) hanno tracciato, nei secoli, la storia di costruzione e sopravvivenza del rito stesso.
“Il santuario mariano diventa per i pellegrini una meta particolare: per arrivare a Gesù bisogna parlare con Maria, portare a Maria le proprie fragilità. Lei è la mamma celeste che ci guarda, ci consola, ci aiuta, ci accompagna”, queste le parole di don Arturo Grasso, vicario parrocchiale della Basilica di Aci San Filippo e direttore delle comunicazioni per la Diocesi acese, a sottolineare la natura benevola della Madonna dal presbiterio del Santuario di Loreto, sulla collina della barocca Acireale.
Il viaggio continua verso la medievale Randazzo, dove scopriamo insieme a don Domenico Massimino la simbologia della lotta fra il bene e male, ben rappresentata dai materiali di costruzione della Basilica di Santa Maria: pietra vulcanica e pietra bianca di Siracusa.
Scendiamo leggermente in auto per dirigerci verso Vena, caratteristico borgo di Piedimonte Etneo a 735 metri sul livello del mare, dove il fuoco e l’acqua sono gli elementi essenziali della manifestazione divina. Presso il Santuario della Madonna della Vena, guidato dal sacerdote don Carmelo La Rosa, si recano ciclisti e pellegrini a ogni ora del giorno per attingere dalla sacra fonte di Maria, dove miracoli si sono manifestati in seguito all’aspersione con l’acqua sacra.
A Mompilieri, nella frazione di Massannunziata, la colata lavica del 1537 si arrestò davanti ai veli della Madonna e di Sant’Agata portati in processione. Qui, ormai da anni, numerosi vulcanologi si recano per studiare l’intrusione lavica cinquecentesca nella grotta del ritrovamento della Statua della Madonna delle Grazie, conosciuta come Madonna della Sciara, in riferimento alla lava dell’Etna. Ad illustrarci questa storia incredibile attraverso i racconti, don Alfio Privitera e Laura Varoncelli, una tra le guide del Santuario.