Articolo di Giovanni Centamore, Aci Platani
Nella sala conferenze del Castello Svevo Aragonese, della splendida cittadina di Montalbano Elicona, il 29 luglio scorso è stato presentato il romanzo “Malabotta” di don Salvatore Coco . Presenti, oltre all’autore, i relatori dott. Cosimo Andrea Gangemi e il prof. Francesco Toscano, la Responsabile Editoriale della Carthago Edizioni Margherita Guglielmino e il Sindaco di Montalbano Elicona dott. Filippo Taranto.
Non è stata una “semplice” presentazione anche grazie alla particolare accoglienza del primo cittadino: quanti sono intervenuti all’incontro hanno avuto la possibilità di visitare i luoghi più significativi di questo piccolo borgo medievale, descritti nel romanzo con dovizia di particolari. E’ stato come entrare nella stessa narrazione, dove, Antonio, protagonista del romanzo, insieme alla sua compagna, scopre le straordinarie bellezze di un luogo rimasto intatto nel tempo. Uno scenario che avvince e seduce, fatto di strade, viottoli e maestose chiese. Ed infine il percorso in salita che lo condurrà al castello, alle pendici del quale l’intero sobborgo ritrova le proprie radici e la propria identità storica.
I due relatori hanno voluto ripercorrere le straordinarie vicende del protagonista del romanzo, il quale conduce una vita uguale a quella di tanti giovani di oggi, che, per diversi motivi, sono chiamati a vivere la propria esperienza di vita lontani dai luoghi dove sono nati e dagli affetti più cari.
Antonio, si è appena laureato a Milano, con una tesi dedicata alle prospettive dell’euro e dell’Unione Europea, e per lui si aprono le porte di un’entusiasmante carriera lavorativa. Ma proprio nel momento in cui i suoi sogni sembrano realizzarsi, vive un momento di crisi determinato da un forte senso di malessere ed inquietudine. Non basta aver raggiunto i propri obiettivi di studio. E non basta neanche essere amato. La domanda di senso (e il vuoto di senso) sembra fare capolino nel suo cuore. Una vera e propria crisi esistenziale, la stessa che abita dentro tanti giovani di oggi che, privati delle loro radici, non riescono più a dare significato alla propria vita.
L’autore a tal proposito dice: «attraverso la narrazione di alcune vicende del romanzo, desidero condurre il lettore alla riscoperta della propria vita interiore. Credo che il paese più trascurato è il centro del nostro essere. Recuperare questa dimensione significa riappropriarci della nostra identità e quindi poter contribuire fattivamente alla crescita della nostra società. Allora metto insieme una lettura piacevole alla riscoperta altrettanto piacevole di sé. Come sacerdote sono chiamato ad avere come programma quello che Paolo scrive nelle sue lettere: “Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo” (2Tm 4,2). Predicare il vangelo non è un vanto, ma una necessità (Cfr 1Cor 9,16)».
Il cammino che condurrà il protagonista, insieme alla sua compagna Liana, alla riscoperta di se stesso e della propria identità, inizia con la morte del padre. Un evento che lo costringe a fare ritorno per un breve periodo “e Patanè” (Aci Platani – fraz. di Acireale), paese delle proprie origini, dove Antonio ha trascorso la fanciullezza e l’adolescenza. Qui, grazie all’intenso impegno nel cercare di decifrare alcune antiche carte lasciate dal padre, ormai consumate dal tempo, inizia un affascinante viaggio di ricerca che condurrà il protagonista indietro nel tempo, fino al lontano 1700, nei luoghi di Montalbano Elicona, alla riscoperta di persone, luoghi e situazioni che lo aiuteranno a ricostruire le proprie origini e la travagliata storia della propria famiglia, fatta di sofferenze, fatiche e speranze.