Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio
Articolo di Francesco Leonardi
«Mai l’uomo è stato pensato in maniera così alta come nel cristianesimo»(1). Pensare altamente l’uomo significa dare inizio alla consapevolezza che l’agire umano viene posto al massimo grado, quello divino. Sottoliniamo volontariamente l’aspetto dell’agire perché proprio in quel frangente si manifesta tutta la fragilità e, spesso, l’inadeguatezza rispetto ad un progetto così elevato. Rivestire di carne le parole è complicato, ma usualmente si coglie solo in senso statico la co-appartenenza di natura umana e natura divina che la Rivelazione ci consegna. Ci eravamo lasciati, qualche giorno fa, all’evento dell’incarnazione come progettualità realizzata, come identità in movimento. Ora tenteremo di intuire, seppur brevemente, il movimento stesso fatto di tempo e tensione, ma anche di caldo e dolce riposo. L’ingresso umile nell’inquieta finitudine delle trame umane è il metodo appropriato per tenere insieme ragionevolmente mistero e contraddizioni, coscienti del fatto che non sempre ci si riesce (2).
La Sacra Scrittura nel suo insieme, quindi anche nei cosiddetti Vangeli dell’Infanzia, evidenzia l’attrazione dinamica generata dall’evento della nascita del Figlio di Dio: i pastori vanno, incontrano e testimoniano, i Magi viaggiano, e così via. La presenza di Dio nella carne genera la partenza di un itinerario che si risolve solo in lui, o meglio ancora giunge all’arrivo nel “punto Omega” (per utilizzare impropriamente un’espressione del linguaggio di Pierre Teilhard de Chardin), visibilmente fermo e definito se lo si guarda da lontano, ma sempre più frastagliato e complesso man mano che ci si avvicina. Ecco perché la fede, vista da lontano è sonno dogmatico (3), ma una volta fatta propria è capace di muovere la stessa ricerca.
È innegabile che lo stesso spirito europeo, dal quale deriva la società occidentale, si è costituito su quest’idea e si è mosso in direzioni differenti, talvolta rinnegando la sua stessa radice. Naturalmente l’Occidente non è, e non è stato, solo cristianesimo, tuttavia bisogna riconoscere ad esso uno speciale ruolo di catalizzatore delle energie in campo. Il tramonto dell’Occidente, di cui tanto si discute, primariamente non è il risultato di variabili esterne, ma della mancanza di riconoscimento del suo cuore pulsante. Senza di esso l’intero corpo è orfano di vita. Il movimento del reale, inteso solo da e per sé stesso, non rende ragione del suo significato, perché anche qualora concepissimo la sua intuizione nel senso più indicibile non potremmo discuterne; tanto varrebbe non farfugliare invano.
Se, invece, il movimento contempla la vita stessa esso può essere colto solo attraverso “intervalli” in mezzo ai quali abita la quiete, il caldo riposo dell’anima, l’opposto che genera la tensione e, nella Spiritualità, l’energia che permette di essere educati alla complessità pur rimanendo semplici. È il caso di Maria che la Tradizione venera col titolo di Madre di Dio. La sua figura è paradigmatica ai fini della ricerca sempre più profonda e coerente della tanto agognata “essenza del cristianesimo”. In tal simbolo è possibile afferrare la tensione e farla propria. Non vuol dire saperne in modo esaustivo, ma imparare a costruire uno spazio che permetta di essere aperti ad altro rispetto alle nostre convinzioni, spesso misere; diceva Pascal: «L’intuizione è la caratteristica del discernimento […]. Ridere della filosofia è autentico filosofare. Il nutrimento del corpo è graduale. Pienezza di nutrimento e poca sostanza»(4). Non aggiungiamo altro; lasciamo al lettore le giuste conclusioni a partire dall’esperienza che lui stesso vive. Lo spazio della ricerca ci induce ad una conoscenza che include dubbi, incertezze, ma tanta passione e fermezza: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore»(5).
1 R. GUARDINI, Antropologia cristiana, Brescia, 2013, p. 70
2 Vd. B. LONERGAN, Method in Theology, Toronto, 2007, p. 267.
3 Vd. I. KANT, Prolegomeni ad ogni metafisica futura che potrà presentarsi come scienza, Bari, 2006.
4 B. PASCAL, Opere Complete, Milano, 2020, p. 2629.
5 Lc 2, 19.