“In breve, io applico un detto rabbinico che molto ha significato per Maimonide, e cioè che “il mondo segue il suo corso normale”, non alla natura soltanto ma anche alla storia umana…Non tutto ciò che accade nella storia umana e nella natura esprime il giudizio morale di un Dio personale. Né l’alleanza della mitzvah offre una visione del mondo che permetta a una qualsiasi cosa che accade in esso di trovare il proprio posto in uno schema morale e razionale più ampio – non ora e, similmente, non in futuro escatologico. Piuttiosto, fornisce un modo per vivere in un universo marcato dalla possibilità di soffrire…La morte rimane una violazione di tutti i propri desideri per ciò che è ragionevole e giusto nella vita umana. Piuttosto, la benedizione può essere vista come un mezzo per affermare la propria determinazione a continuare a vivere secondo l’alleanza a dispetto di ogni aspettativa delusa….Questa dichiarazione di fede afferma che il tragico non ha distrutto l’impegno di ciascuno a vivere secondo le aspirazioni fondate sull’alleanza. Essa proclama la risoluta decisione di sostenere lo sforzo di portare la mitzvah d’alleanza alla storia malgrado la morte e la sofferenza che sono caratteristiche sempre ricorrenti della condizione umana. Per vivere la fede nell’alleanza, non tutto ha bisogno di essere spiegato, neppure in via di principio. Il mondo che segue il suo corso normale è accettato come il luogo ove ci è dato vivere la nostra breve vita, e nel quale dobbiamo decidere se vivere o meno secondo l’alleanza della Torah” (D. Hartman, Sub specie Humanitatis. Elogio della diversità religiosa, Aliberti editore, Reggio Emilia 2004,158.160-162).
Il mio maestro R. Fontana che ha curato la prima e unica traduzione in italiano di alcuni articoli di D. Hartman, racchiusi nel volume sopra citato, mi ha fatto conoscere il suo pensiero. A Gerusalemme, dopo una lunga seduta dal dentista, che io temo, con il prof. Fontana abbiamo assistito ad una conferenza di D. Hartman, nella quale, tra le altre cose, egli affermava: “la halakhah ci protegge da Dio”. L’epidemia, gli attentati, i terremoti, in casa la malattia e le morti dei gatti, le preoccupazioni economiche, la durezza, la violenza: ecco, in questo mondo si rimane fedeli all’alleanza, non perché se ne speri vantaggio personale. Qui ancora una volta si converte l’immagine di Dio. Natura e storia seguono il loro corso. La fede e la preghiera permettono al cuore di non indurirsi, di non cedere alla rabbia, all’indifferenza e al cinismo. Si abita il dolore fino in fondo; si vive la vita penetrando il reale nella sua interezza. E lì si scopre che il reale è più bello di tutti i sogni che si possano sognare. La fede e la preghiera ti insegnano il coraggio di vivere accettando il mondo quale esso è, nell’ora in cui si presenta: potrebbe sembrare non vi sia redenzione, ma in realtà questa è la salvezza, quella che noi cristiani proclamiamo in Gesù. Il cuore si educa e il coraggio di vivere si accresce quando crocifissi nel mondo si grida e si muore affermando comunque il proprio assenso alla vita, pur nella illogicità e nello scandalo della sofferenza e della morte. E allora ho davvero bisogno di perdono per aver creduto invano; e ho davvero bisogno di ringraziare per la mia conversione.