Riflessioni quotidiane in preparazione al Natale di don Vittorio Rocca, decano della Basilica Collegiata San Sebastiano in Acireale
Novena di Natale 2018
Novena di Natale 2018
Nono ed ultimo giorno: lunedì 24
Si conclude oggi la Novena di Natale. Abbiamo percorso questo piccolo cammino insieme. Ogni giorno con una “pillola” per meditare, per interiorizzare. Senza pretese. In semplicità. Vi ricordo le “parole” che ci hanno guidato in questi giorni: Rallegrati; Non temere; Il Signore è in mezzo a te; incontro; fiducia; gioia; coraggio; si; eccomi; alzati e danza; conservaci liberi; abbraccio.
E concludo queste piccole riflessioni con le parole di un amico, don Valentino Salvoldi: «La notte santa ci immerga in quel silenzio che è il guardiano dell’anima, dilata i nostri orizzonti, rigenera alla speranza di un mondo migliore, qui, su questa terra. Terra che è fango, senza il Cielo. Terra che, con il Cielo, è un giardino, da quando Dio è diventato uno di noi.
E, nell’affascinante silenzio, il più bello tra i figli dell’uomo ci innamori della vita di ogni vivente, illumini le nostre tenebre, ci liberi da tutte le nostre paure e ci sussurri che la morte non è l’ultima parola: per chi ha fede, l’ultima parola è sempre “vita”. Vita nuova, nel suo, nel nostro Natale».
Si, la parola di oggi non può non essere “vita”. Auguro di cuore a tutti e a ciascuno di vivere in pienezza questa vita. Buon Natale!
Primo giorno: domenica 16 dicembre
Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! […] Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temere più alcuna sventura (Sofonia 3, 14-15).
Queste parole del profeta Sofonia, che ascoltiamo oggi nella prima lettura, manifestano bene il senso dell’avvento e del Natale ormai alle porte.
Il tempo in cui visse il profeta non era certamente un tempo migliore del nostro; anche allora imperversavano profondi turbamenti politici e religiosi. Non c’erano tanti motivi per avere facili ottimismi.
Intanto Sofonia ci consegna, in questo primo giorno di Novena, tre parole su cui cominciare a costruire il nostro percorso di preparazione al Natale, per accogliere il Signore che nasce. Quali sono queste tre parole?
– Rallegrati
– Non temere
– Il Signore è in mezzo a te
Belle queste tre parole. Ci fanno “gridare di gioia”, nella certezza che il Signore è in mezzo a noi. Oggi voglio farle mie. Ruminarle durante questa giornata. Vincere le paure, rallegrarmi, perché Lui è il mio sostegno!
Secondo giorno: lunedì 17 dicembre
Fra una settimana, Natale. Contiamo i giorni con impazienza. Forse presi anche dalla frenesia dei regali. Ma attenti a non dimenticare l’avvenimento principale, sostanziale: la nascita di Gesù. Un avvenimento che si è realmente compiuto in un momento e in un luogo precisi, nel cuore della storia degli uomini. Un avvenimento che continua a cambiare oggi il nostro presente e il nostro futuro. Il Vangelo di oggi è l’inizio di Matteo, la cosiddetta “geneaologia” di Gesù (Mt 1,-1-17). Una lunga sfilza di nomi, di persone, una lunga attesa, un cammino di padre in figlio, di un popolo insieme peccatore e credente. Pensate: il Verbo eterno si è fatto carne della nostra carne!
Anche noi camminiamo verso quest’incontro, verso questa presenza, questa comunione.
Oggi siamo noi questo popolo che si prepara all’incontro. La parola su cui voglio fermarmi oggi nel mio piccolo “eremo” interiore è proprio questa: incontro.
“O Sapienza, che esci dall’Altissimo,
e tutto disponi con forza e dolcezza:
vieni a insegnarci la via della vita”. (Acclamazione al Vangelo)
Terzo giorno: martedì 18 dicembre
Come vivere il Natale in modo da accogliere il Signore nella speranza? Come accogliere Gesù, il cui nome significa “il Signore salva”? Certo, questo nome è un programma di vita. Programma anzitutto per Gesù, che avrà come “cibo” quello di realizzare il proprio nome, la volontà del Padre. Programma anche per Giuseppe – il Vangelo di oggi (Mt 1,18-24) -: accogliere nella fede Gesù, assumersi la propria responsabilità di padre.
Mi piace molto Giuseppe. La sua fede si esprime nella fiducia in Dio, il cui disegno comprenderà poco alla volta; ma anche nella fiducia in Maria, che accetterà, dopo aver vinto ogni sospetto, di prenderla come sposa.
Ecco la parola che oggi voglio “ruminare” e che mi accompagnerà per questo terzo giorno di Novena: fiducia!
“O Signore, guida del tuo popolo,
che hai dato la Legge a Mosè sul monte Sinai:
vieni a liberarci con la tua potenza” (Acclamazione al Vangelo).
Quarto giorno: mercoledì 19 dicembre
Oggi si parla di nascite. La storia della salvezza è punteggiata di nascite imprevedibili. Come queste che ci vengono presentate nel quarto giorno della Novena: Sansone e Giovanni Battista.
Per una donna incinta si usa un’espressione significativa: “è in attesa”. Cosa comporta una gestazione? Mi piacerebbe qui che a parlare fossero soprattutto le donne, le madri. Comporta, penso, inquietudine, ansia, forse talvolta anche dispiacere per un figlio che non si desiderava. Ma sono convinto che ciò che predomina è la gioia, la gioia eccezionale di portare in grembo un germoglio d’uomo. Gioia insperata e immensa. L’angelo promette a Zaccaria: “Non temere…avrai gioia ed esultanza”.
Oggi voglio rendere grazie a Dio per il coraggio e la gioia dei genitori che aspettano la nascita di un figlio; per coloro che, come Elisabetta, sono riconoscenti per tutto ciò che il Signore ha fatto per loro. Si, gioia e coraggio sono le parole che mi accompagneranno nella meditazione odierna!
“O Germoglio della radice di Iesse,
che t’innalzi come segno per i popoli:
vieni a liberarci, non tardare” (Acclamazione al Vangelo)
Quinto giorno: giovedì 20 dicembre
“Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola»” (Lc 1,38). Prontamente la giovane Maria accetta di entrare nel mistero dell’Amore incarnato con un Eccomi, prontamente si sente amata e la sua fede si fa stupore: Eccomi.
Dice poeticamente di Maria Ernesto Olivero (che a giugno sarà con noi in basilica):
“Il suo Eccomi è un SI senza condizioni
è un SI senza difesa
è un SI che si fida del suo Signore
e in un attimo in ginocchio accetta tutto.
Il suo SI fa inginocchiare Dio
che si rallegra per sua Madre
che lo ha accolto con un ‘Sono qui Tu e io insieme per l’eternità’.
Il SI diventa abbraccio, una speranza più grande del dolore,
lo stesso che le avrebbe spezzato il cuore ma non l’anima”.
Avete già capito quali sono le parole di oggi…: SI, eccomi!
“O chiave di Davide,
che apri le porte del Regno dei cieli:
vieni, e libera chi giace nelle tenebre del male” (acclamazione al Vangelo).
Sesto giorno: venerdì 21 dicembre
Paura del domani, paura dell’oggi, paura degli altri, paura della solitudine, paura della morte, paura di aver paura…siamo una generazione di uomini e di donne dominati dalla paura. Il Cantico dei cantici – la prima lettura di oggi – interviene: “Alzati, amica mia, e vieni”. Cos’è il Natale se non proprio la certezza che arriva Gesù e ci porta il suo amore? Si può rimanere indifferenti davanti a Gesù? Non è più il momento della paura, ma quello del canto e della danza. Sogno una Chiesa che danza perché è certa di essere amata dall’Onnipotente Amore e non va in cerca di altri amori, appoggi, protezioni. Danza perché non ha da perdere tempo in intrighi, politiche e compromessi. La sua danza coinvolge l’uomo seduto nel fango e triste perché nessuna parola di libertà gli è rivolta; solo l’arroganza sembra mandare messaggi di vita…ma che vita? La danza della Chiesa è sotto lo sguardo del suo Innamorato che danza di gioia per la salvezza dell’uomo anche sulla croce, dove l’hanno spogliato di tutto. Le due parole che oggi voglio meditare e che vi consegno in amicizia sono: Alzati e danza!
Settimo giorno: sabato 22
«Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore”» (Lc 1,46). Il “Magnificat”, cantico dei poveri, è una delle preghiere più belle scritte nella Bibbia. Maria, immagine della Chiesa di tutti i tempi, rende gloria a Dio per le meraviglie, le grandi cose, che ha operato nella sua umile vita; esalta la misericordia di Dio per il modo impensabile con cui egli sconvolge le situazioni umane (“ha spiegato, disperso, rovesciato, ricolmato, rimandato, soccorso…”) a favore degli ultimi; ricorda, infine, l’adempimento amoroso e fedele delle promesse di Dio che opera sempre nella nostra storia.
Su una piazza di Lucca – mi diceva il grande Arturo Paoli – si erge una colonna su cui posa una statua di Maria con questa frase in latino: “vere libera serva nos liberos”, tu che sei veramente libera conservaci liberi. Queste parole – conservaci liberi – sono la musica di oggi!
Ottavo giorno: domenica 23
Oggi due donne, due madri, ci aiutano a preparare il nostro cuore ad accogliere Gesù: la giovane Maria e l’anziana Elisabetta. Il loro incontro, il loro abbraccio è come una pentecoste, una discesa dello Spirito. E – a stupire! – una discesa non in chissà quali spazi sacri o in forza di chissà quali riti o preghiere, semplicemente per uno scambio di saluti, per un sussultare dei corpi. Non sto fantasticando, è scritto: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo”.
Meraviglioso! A propiziare la discesa dello Spirito possono bastare parole semplici di saluto, un abbraccio, sulla soglia di casa! Scrive un teologo, psicanalista e poeta brasiliano: “Abbiamo pensato di incontrare Dio dove il corpo finisce: e l’abbiamo trasformato in bestia da soma, in esecutore di ordini, in macchina per il lavoro, in nemico da mettere a tacere, e così lo abbiamo perseguitato, al punto di far l’elogio della morte come via verso Dio, come se Dio preferisse l’odore delle tombe alle delizie del paradiso. E siamo diventati crudeli, abbiamo permesso lo sfruttamento e la guerra. Perché se Dio si trova al di là del corpo, allora al corpo tutto può essere fatto” (Rubem A. Alves).
Oggi vorrei impegnarmi a vivere queste parole: salutare tutti portando gioia…un abbraccio…perché anche così lo Spirito continua a scendere!